Voi sdegnate ascoltarla, volete essere infallibili ed è per questo che il piú delle volte peccate d'intolleranza»(677).
Il 28 gennaio «La Campana», esaminando il contegno di Mazzini di fronte alla Comune di Parigi, afferma che «è umiliante vederlo far causa comune con tutti i reazionari d'Europa, egli che fu un tempo ribelle e demagogo (e fu suo vanto!)... È doloroso che questa grande individualità si rimpicciolisca tanto e ogni dí piú ne costringa a deplorare la sua esistenza». Qualche giorno piú tardi mette in guardia gli operai contro gli scritti del Mazzini: «Mazzini, il propugnatore del primo nemico del popolo, di colui che condannò il lavoro: Dio! Mazzini che predica da quarant'anni alla gente affamata dal privilegio, ai diseredati la religione del dovere... osa ancora parlare alle classi operaie, tenta mistificarle, cullarle in un misticismo religioso che sostituisca al paradiso dei preti la grande felicità d'esser cittadini... d'una potenza di prim'ordine!» (11 febbraio)(678).
«L'Anticristo»(679) di Torino è indiavolato contro i preti, contro Mazzini e contro il governo. Respinge financo la possibilità di un accordo tra mazziniani, garibaldini e internazionalisti(680). «Caprera ha steso la mano a Lugano - scrive l'11 febbraio 1872 -. Un po' di Stefanoni, un po' di Campanella, un po' di Cerretti, un po' di Mazzini; e Garibaldi è il primo cuor contento d'Italia... Conciliazione. Ma, corpo di mille bombe, chi è che osa legare un cadavere a un rigoglio di forza viva? che cosa volete conciliare voi? i principî?... Il vostro Dio ha un D di troppo e il vero, il grande Io è una moltitudine annoiata mortalmente dalla vostra teologia politica e dal vostro spiritualismo sociale!
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