Le vostre utopie repubblicane non trovano piś un cane che le prenda sul serio! Il popolo d'Italia č un popolo che conoscete meno delle tribś australiane. Č un popolo che ha fame, che non sa leggere, che ha imparato a odiare: č un popolo di proletari. Che cosa volete che ne faccia della vostra repubblica?»
Ecco cosa pensa del mazzinianismo un operaio che scrive sulla «Lega rossa»(681) di Milano, 18 febbraio 1872: «A me sembra che anche a essere repubblicani, si debba pensare un pocolino altresķ allo stomaco. La scuola mazziniana č, per noi operai, un complesso d'idee e di concetti tali, che... non ci raccapezziamo facilmente una probabilitą di sicura riuscita. Questa scuola appare come in una nube. Tutto si ravvolge nel misticismo. Ma santo Dio, adesso... v'č bisogno di farina e non di cose ipotetiche. A questi lumi di luna abbiamo d'uopo farla comprendere agli operai, bisogna far conoscer loro che quattro e quattro fanno otto. Bisogna dir loro: Questi sono i vostri doveri. Questi sono i vostri diritti. Bisogna far vedere all'operaio che lavorando come lavora ha diritto a mettere nello stomaco almeno un po' di carne alla domenica. Frumento, frumento, frumento altro che parole, parole, parole».
«Il Fascio operaio» di Bologna(682), pur essendo decisamente antimazziniano e contrario alla conciliazione, serba un linguaggio assai piś misurato. Dimostra che solo i fasci operai (ossia l'Internazionale) hanno svegliato Bologna e le Romagne dall'apatia. «Le utopie mazziniane - scrive il 2 marzo - le cullavano in un sonno che sembrava morte»; e, a proposito dei dissensi nel campo democratico, cosķ si esprime: «Chi ha scisso il partito repubblicano fu lo stesso Mazzini quando richiese la fede religiosa per accordar patente di patriottismo ai repubblicani; quando asserķ, e disse il vero, che un abisso separava lui, che vuole il Dio vero e noi che siamo indifferenti per tutti; lui che vuole l'autoritą e noi l'assoluta eguaglianza»; ma non č giusto che i mazziniani riversino «su noi le responsabilitą di una scissione che in fin dei conti sarą la salute della causa degli oppressi di tutto il mondo, che l'Internazionale propugna» (2 marzo 1872). E il 10 marzo, giudicando abbastanza.
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