(Censimento al 10 giugno 1911, Roma 1914, vol. III).
(16) Al 1° gennaio 1908, le sole scuole elementari diurne pubbliche erano 63618; 22 per kmq.
(17) Nel 1908 questa condizione di cose era molto mutata: il Piemonte aveva 2,64 scuole per ogni 1000 abitanti; la Sicilia 1,55; la Sardegna 1,80; la Calabria 1,47.
(18) Nel 1908 il Piemonte saliva a 422 scuole ogni 1000 kmq, ma la Sicilia a 222, la Sardegna a 57, l'Umbria a 164.
(19) Il principio dell'istruzione obbligatoria allora non era a tutti bene accetto. Il CANTÚ, per esempio, nel suo Portafoglio d'un operaio, Milano 1872, scriveva: Voi [operai] vorreste «obbligare il Governo a dare scuole a tutti, e tutti obbligare a mandarvi i loro figliuoli... Dio vi scampi da questa tirannia che varrebbe a soffocare i grandi talenti, a ridurre tutti a non sapere che le medesime cose» (p. 105). Idee analoghe espresse il deputato Martinelli: «Con l'istruzione obbligatoria si toglie ai genitori il conforto del merito e della riconoscenza, s'indebolisce il sentimento del loro dovere e il prestigio della loro autorità, si cade nell'odioso, nel vessatorio, nell'impossibile» (Dell'istruzione popolare, Torino 1864, p. 373).
(20) Ciò si rileva da tutte le fonti che verrò via via citando e specialmente dagli otto volumi di Inchiesta industriale, 1872-74; inchiesta che, nonostante la incompiutezza delle indagini eseguite e dei resultati raggiunti, rimane pur sempre un saggio di buona volontà e costituisce una preziosa raccolta di materiale. Cfr. anche GEISSER e MAGRINI, Contribuzione alla storia e statistica dei salari industriali nella seconda metà del secolo XIX, in «Riforma sociale», novembre 1904, pp.
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