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      (21) Il 30 luglio 1860 i muratori di Torino dichiarano lo sciopero per ottenere una diminuzione nell'orario di lavoro. Intervenuta l'autorità, si stabilisce il seguente accordo: in estate, massimo di 12 ore, nelle altre stagioni, lavoro dal sorger del sole al calar della notte («La Gazzetta di Torino», 31 luglio 1860. GEISSER, op. cit., p. 875).
      Ai primi di ottobre del 1861, i falegnami e stipettai genovesi si agitano per la conquista delle 10 ore («La Nazione», 11 ottobre 1861). Nel novembre dello stesso anno, e sempre a Genova, i lavoranti fornai chiedono le 13 ore di lavoro («L'Unità italiana», 15 novembre 1861).
      Sulla fine di gennaio del 1863, gli ebanisti, falegnami e muratori di Torino si mettono in isciopero per ottenere un aumento nei salari. Questo vien loro concesso, ma l'orario di lavoro vien portato a 14 ore giornaliere («L'Unità italiana», 30 giugno 1863).
      Nel gennaio 1864 gli operai vermicellai di Nervi, che lavorano 14 ore al giorno, inviano una circolare ai proprietari di fabbriche per ottenere le 10 ore («Il Giornale degli Operai», Genova, 24 gennaio 1864). Potrei citare molti altri esempi.
      (22) Non posso qui riprodurre tutte le notizie che ho pazientemente raccolto sui salari operai. Né posso rimandare il lettore a qualche studio completo sull'argomento, che non esiste. Si vedano tuttavia, oltre l'opera citata del Geisser e l'articolo del Rota, i volumi della Inchiesta industriale (piú utili però per gli anni posteriori al 1870), il lavoro di G. NATHAN, La rimunerazione del lavoro delle donne in Italia, Neuchâtel 1877, quello di V. ELLENA, La statistica di alcune industrie italiane, 2a ed., Roma 1880, alcuni dati raccolti in «Annali di Statistica», serie IV, vol.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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