(138) E precisamente nel luglio. Le due commissioni permanenti, di Firenze e di Asti, dichiararono che gl'incresciosi fatti del '61 eran dovuti piú a un equivoco che a una differenza reale di principî; e infatti a Firenze s'era ammessa la trattazione delle questioni politiche «non in un modo assoluto, ma solo ogni qualvolta si riferissero all'esistenza e al consolidamento delle società artigiane»; e il Congresso d'Asti non aveva inteso «escludere la politica in modo assoluto e non poteva non ammetterla quando si trattasse d'interessi vitali per le classi popolari». La formola proposta dal Montanelli a Firenze veniva accettata di comune accordo come norma pel futuro («L'Unità italiana», 19 luglio 1862).
(139) Cosí per esempio la Fratellanza artigiana di Firenze, le Società operaie di Reggio Emilia, di Genova, di Milano, di Chiavenna. Cfr. «L'Unità italiana», «La Nazione», e altri giornali d'estrema sinistra, o d'estrema destra, agosto-settembre 1862.
(140) «L'Unità italiana», 27 ottobre 1862.
(141) Ibid., 18 ottobre 1862.
(142) Vennero comprese nella Statistica solo quelle società che avevano dato notizia di sé al compilatore; ora è evidente che molte, non godendo di alcun riconoscimento speciale da parte delle autorità, essendo anzi appena tollerate, tralasciarono di fornire notizie sulla propria attività. Specialmente interessate a non farsi troppo conoscere erano da un lato quelle che aderivano al partito d'azione, considerate né piú né meno come associazioni sovversive; dall'altro quelle che promuovevano scioperi e fondavano casse di resistenza.
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