Savi e gli altri membri della commissione lamentarono spesso l'indifferenza con la quale venne accolto dalla grande maggioranza delle società operaie.
(174) «L'Unità italiana», 16 aprile 1864. E il 21 giugno alla Fratellanza artigiana di Lugo: «voi non lascerete che il decreto del Congresso di Parma rimanga, con discredito di tutti voi, lettera morta, deliberazione ineseguita...» (ibid., 16 luglio 1864).
(175) Lettera a Martinati, 19 febbraio 1864 (Scritti politici ed epistolario, Barbera, Firenze 1901, vol. III, pp. 23 sg.).
(176) Era questo il numero di soci che secondo quello statuto era necessario raccogliere per dar vita alla grande Fratellanza degli operai italiani.
(177) Ribadiva questo concetto in una lettera a Bertani del 24 febbraio 1864. «Una grande associazione d'operai sarà sempre una forza politica; ma lo sarà tanto meno quanto piú professerà di volerlo essere. In ciò ha ragione Macchi. Intorno a questo pettegolezzo sarebbe da provvedere che non si rinnovasse ogni anno» (Scritti politici ecc. cit., vol. III, pp. 34-35).
(178) Assieme al complesso statuto della Fratellanza, Cattaneo, conformemente all'incarico ricevuto dai congressisti di Parma, aveva preso in esame un piano da essa elaborato per la fondazione di una Banca operaia. Il lettore curioso troverà riprodotte le sue giustissime osservazioni critiche nel III volume dei suoi Scritti politici ecc. cit, (pp. 29 sg.). Il Martinati, a nome della Fratellanza, gli rispose il 5 marzo con queste righe significative se pur molto cortesi: «Le sue considerazioni se non frutteranno ora, frutteranno certamente in un non lontano avvenire, quando i nostri buoni operai si saranno, a colpi di sventura, formato un piú giusto concetto della libertà e del loro proprio bene». Cattaneo capí l'antifona.
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