(183) «Le associazioni affratellate si ritengono d'or innanzi come una sola famiglia interessata a promuovere in tutti i modi possibili insieme col proprio benessere, la grandezza e la prosperità della patria, e l'educazione del popolo».
(184) Questa redazione dell'Atto di fratellanza venne pubblicata sul «Giornale delle Associazioni operaie», Genova, 3 luglio 1864.
(185) Tra gli altri: Savi, Zuppetta, Gambuzzi, Fanelli, Olivieri, Filopanti, Asproni, Morelli, Martinati, Stampa, Gennaro Bovio, Tavassi. Quest'ultimo venne acclamato presidente. I nomi dei rappresentanti insospettirono la polizia, che prese grandi precauzioni; la sala del congresso - scrisse «Il Popolo d'Italia», Napoli, 25 ottobre - pareva «in stato d'assedio».
(186) Dapprima due indirizzi a Garibaldi e a Mazzini (il secondo proposto da Gambuzzi, che fra qualche anno troveremo fervente bakunista); poi un appello alla concordia degli operai italiani e «piú specialmente agli operai delle inclite e generose città di Roma, di Venezia e di Torino». Il delegato Morelli propose anche si emettesse un voto contrario alla Convenzione. Alle rimostranze del presidente, che lo ammoniva di non distrarre il congresso dallo svolgimento dei lavori prestabiliti e di non dimenticare che gli operai aspettavano pane, rispose: «pane dell'anima prima anche di quello del corpo». Ignoro se il congresso approvasse la sua proposta.
(187) Presero parte alla discussione Verratti, Savi, Asproni. Si incaricò la Commissione permanente di presentare una petizione in tal senso al Consiglio dei ministri e al Parlamento.
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