La motivazione del primo sequestro (14 luglio 1868) s'iniziava cosí: «Ritenendo che il numero 4 del periodico "La Plebe"... nel suo primo articolo intitolato: La gratitudine monarchica e la plebe, contenga concetti e frasi le quali suonano provocazione all'odio fra le varie condizioni sociali...» Io non ho potuto vedere il numero incriminato; si potrebbe ritenere che contenesse alcunché di profondamente diverso da tutti gli altri numeri, se non ci illuminasse la motivazione del sequestro successivo (8 settembre 1868), che fa carico al giornale di aver stampato un articolo contenente un «aperto invito alla insurrezione ed alla guerra civile». Si tratta nientedimeno che del famoso scritto di G. MAZZINI, Ai giovani, ricordi (1848), che era stato perfino ripubblicato tra le sue opere! (SEI, vol. VI, pp. 331 sg.).
Il giornale fu a volta a volta bisettimanale, settimanale, quotidiano (nel 1875-76) e si pubblicò prima a Lodi, poi a Milano. Nella sua non breve vita (cessò le pubblicazioni nel 1883) ebbe a subire un'ottantina di sequestri. Tra i collaboratori dal 1868 al 1870 vanno ricordati P. Perla, R. Bezza, F. Piccinini, Carlo Rossi. Nel 1872 iniziarono la loro collaborazione Osvaldo Gnocchi-Viani e Benedetto Malon.
(362) L'Internazionale ecc. cit., pp. 144 sg.
(363) Del Congresso di Bruxelles dette l'annuncio e qualche resoconto, in Italia, «L'Avvenire dell'Operaio» di Torino, 11 luglio, 19 settembre, 31 ottobre 1868.
(364) Lettere di G. Mazzini a F. Campanella cit., p. 19. Mazzini, tutto preso dalle cure politiche, intuiva a volte che il suo disinteressamento dal movimento operaio italiano poteva portare a dolorose conseguenze; avrebbe voluto rompere il silenzio, ma non ignorava che il suo nome era ormai segnacolo di discordia tra gli operai.
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