(424) DE CESARE, op. cit., p. 60.
(425) Della sua esiguità dava testimonianza autorevole il ministro delle Finanze che accennando alla Camera, nella seduta del 25 marzo 1868, alle condizioni degli operai, uscí in queste parole: «... in Italia vi sono circa cinque milioni di operai manuali, e, valutando la mano d'opera in media a una lira al giorno, che è una cifra molto bassa e inferiore al vero...» Tuttavia assumeva quella media a base dei suoi calcoli («La Nazione», 31 marzo 1868).
(426) Nel dettaglio: operai addetti ai trasporti di terra: 1,14; ai lavori in muratura: 1,14; alle miniere: 1,22; alle costruzioni navali mercantili: 1,25; alla lavorazione della seta: 1,10; del cotone: 1,23; della lana: 1,05; della canapa e del lino: 1,15; calzolai: 1,14; fabbri: 1,25; falegnami: 1,25. Da una Relazione sulla circolazione cartacea stesa da A. ROMANELLI e presentata alla Camera il 15 marzo 1875.
(427) Media grossolana dell'aumento dei salari, che ricavo dai dati raccolti.
(428) È interessante una lettera scritta da un calzolaio alla «Nazione», 11 gennaio 1869. Egli vuol dimostrare quanto grave sia per lui il nuovo balzello sul macinato: «Io guadagno di ragguagliato 2 franchi al giorno, ho otto figli minori d'età, e consumo al giorno 18 libbre di pane (perché altro non ci entra). Riviene in un mese libbre 940. Ora con l'aumento dato al dazio consumi e al macinato, pago e mi rincara 2 centesimi la libbra - in un mese sono lire 10,80 - in un anno vengono franchi 129,60; come volete che poveri come me, si possa pagare la tassa?
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