E Mazzini è uomo che non perdona a chi tocca all'infallibilità sua».
(506) Nel 1869, per esempio, Mazzini è à bout de forces; scrive il 22 dicembre 1869: «Avesse egli [Garibaldi] almeno un'ombra di ragione! Ma egli crederà sempre a ogni uomo fuorché a chi ama davvero profondamente il paese. Quanto a me, ho finito con lui: ho tentato quant'uomo può» (Lettere di G. Mazzini ad A. Giannelli cit., pp. 425 sg.).
(507) Il timore di perdere il comando delle schiere democratiche, frazionantesi nel campo politico e in quello sociale in tante correnti diverse e in qualche caso affatto inconciliabili, spingeva Garibaldi a seguirle tutte, anche nelle loro estreme deviazioni, animato sempre dalla speranza di ricomporre in un corpo solo le sparsissime membra. Si dichiarava pubblicamente pacifista, federalista, razionalista, socialista, repubblicano; incoraggiava Associazioni per la preparazione di giovani all'uso delle armi; accettava invariabilmente la presidenza di qualunque Società operaia, a qualsivoglia tendenza aderisse; plaudiva sinceramente a tutti i giornali democratici che gli venivano inviati, senza accorgersi, spesso, che gli uni sorgevano in netto contrasto con gli altri. Nel novembre '71 fu, con Mazzini, presidente onorario di quel Congresso di Roma, convocato, in sostanza, allo scopo di promuovere una dimostrazione anti-internazionalista; a poche settimane di distanza accettò la presidenza di congressi internazionalisti, convocati per intensificare la lotta contro i mazziniani.
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