Le notizie contemporanee sono contraddittorie; il «Roma» di Napoli, 21 agosto 1871, scrive che essi sono un migliaio; «La Riforma» di Torino, approvando il gesto del governo (perché l'Internazionale «ha il peccato fondamentale di essere incompatibile con le esigenze e le necessità logiche del principio di nazionalità»), il 24 agosto, sostiene invece che, a Napoli, è «stata molto piú paura che realtà». Il corrispondente da Napoli dell'«Alleanza», giornale mazziniano di Bologna, il 23 dicembre, cerca di giustificare il fatto della «momentanea aberrazione che spingeva qualche mese indietro circa cinquemila operai ad aderire all'Internazionale» con l'esporre le tristi condizioni del popolo napoletano. «Ma ben tosto - aggiunge - le fila dell'Internazionale napoletana si diradarono e quasi poi totalmente si sciolsero. Oggi se non fossero pochi declamatori e qualche centinaio di seguaci, essa sarebbe affatto inesistente». E «L'Alleanza» non ha davvero l'interesse di esagerare l'importanza dell'Internazionale; che anzi il corrispondente confessa: «è con l'anima ulcerata che io vi espongo tali dure verità».
A proposito dello scioglimento della sezione napoletana, è curioso quanto scrive il CANTÚ (Gli ultimi trent'anni ecc. cit., p. 311): «Nel '71, la questura di Napoli scoperse l'Internazionale, legata col centro di Londra, creato dai gran tentatori Garibaldi, Mazzini, Max [sic], Lasalle [sic], Baconina [sic] [†1876]».
(533) Relazione sulla sezione napoletana ecc. cit.
(534) «Il Romagnolo», 9 settembre 1871.
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