.. furono i soli e i primi a bandirlo nel mondo attonito - fossero stati illuminati e diretti, piuttosto che fulminati, dal genio di Mazzini e di V. Hugo per i primi!!!» (pp. 17 sg.).
(601) Vincenzo Pezza.
(602) Il 30 giugno, spiegando come materialismo e spiritualismo siano due scuole rispettabilissime, ma che non hanno niente a che fare con la questione politica: «Mazzini invece vuole imporci una nuova religione, ci comanda di accettare delle astruserie che ripugnano alla nostra ragione, e non rilascia patente di repubblicano se non a chi ha ricevuto il battesimo della sua dottrina... Non siamo noi che lo abbandoniamo, è lui che ci condanna».
(603) Cfr. anche il numero del 29 luglio.
(604) Del «Proletario italiano» era direttore Carlo Terzaghi, piú tardi scoperto per spia della questura. Spacciandosi per democratico estremista, questo figuro cominciò a farsi noto aizzando abilmente quell'amarissimo dissidio Mazzini-Garibaldi che si era inasprito in modo funesto nell'ultimo anno di vita del genovese. Appoggiando Garibaldi, se ne cattivò tutta la fiducia; poi, buttatosi nel movimento internazionalista italiano, ne divenne uno dei piú attivi propagandisti. Non è difficile intendere a che scopo egli mirasse: l'opera sua volgeva sempre a provocar dissidi, creando o incoraggiando correnti contrarie a quella dominante, la quale, se indisturbata, avrebbe potuto acquistar vera potenza. Inoltre egli forniva un prezioso servizio di informazioni alla polizia. Nel luglio '71 fondò il nominato «Proletario italiano» nel quale, diffamando e schernendo il partito mazziniano, levando alle stelle l'Internazionale, tese a scindere l'unità - del resto, anche senza di lui, compromessa - della democrazia italiana.
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