Uno dei suoi piú caldi partigiani, un avvocato milanese, sarebbe stato incaricato... di proporre agli antichi capi del partito d'azione, schierati da poco sotto la bandiera dell'Internazionale, una specie di tregua durante la quale si sarebbe lavorato in comune, senza tener conto delle tendenze particolari di ognuno, ad abbattere la monarchia... Mazzini insiste soprattutto sulla necessità di risolvere la questione politica prima della questione sociale. Egli dichiara che, quanto a lui, non approva il programma materialista e socialista dell'Internazionale, ma egli non crede giunto il momento di abbandonarsi a questo proposito...» Secondo l'articolo del «Journal des Débats», Mazzini proporrebbe di sollevare la Sicilia e le Calabrie, per attirare in quel punto tutte le forze militari del paese, di provocar poi una rivolta nelle Romagne, a Genova e a Milano e infine a Roma dove «rimarrebbe pochissimo a farsi per rovesciare la monarchia». Questo articolo, che venne largamente riprodotto dalla stampa italiana, sdegnò gli scrittori della «Roma del Popolo», 11 gennaio 1872. «Non sappiamo - fu il loro commento -, signori giornalisti conservatori di Francia e d'Italia, se dobbiamo chiamarvi ridicoli o miserabili!!!»
A parte queste fantasticherie, è certo che di accomodamenti piú o meno provvisori fra le due ali della democrazia si parlò, allora e in seguito, con insistenza. Qualche tentativo d'approccio vi fu senza dubbio.
(681) Settimanale fondato il 28 gennaio 1872; direttore Giuseppe Cozzi.
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