..»
(684) Parole - in verità molto trasparenti - omesse nel testo.
(685) L'Internazionale ha già otto anni di vita, argomenta l'«Unità italiana e Dovere», 18 novembre 1871, e «questo periodo di tempo è breve certamente se si guarda all'altissima meta da raggiungere; ma se lo si confronta al nulla che sinora l'Internazionale ha operato sulla via di conseguirla, non è piú tale, e giustifica la convinzione nostra circa la radicale impotenza della chiassosa associazione... Se noi guardiamo fuori d'Italia - dentro, grazie a Dio, l'Internazionale non è che una parola; una parola piú o meno incompresa, piú o meno amata e temuta ma nient'altro che una parola - non scorgiamo ancora indizio dei suoi benefici effetti». Ma era l'ottimismo di chi non guarda o di chi, guardando, non vuol vedere, quello dell'organo repubblicano.
(686) La notizia - come vedremo - era esatta. Emissari dell'Internazionale si recarono, in quei mesi, a Torino, a Milano, a Firenze, a Napoli.
(687) Il 27 novembre Cafiero scriveva ad Engels che al «Motto d'Ordine» «si fa una guerra fierissima dalla coalizione di quanto v'ha di piú sozzo in genere di borghesia, sbirraglia governativa, nobilume e pretume. Il povero giornale minaccia di morire, o di sfuggirci dalle mani...» E il 28: «Voi forse osserverete che il "Motto d'Ordine" non è sempre uguale nei suoi articoli; ma sapeste come si compone la redazione di quel giornale! In ogni modo è bene sappiate che non è un affare che ci appartiene pienamente, noi ci entriamo di sbieco e cerchiamo di rendercelo utile per quanto è possibile.
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