(754) C. MARX, L'Alleanza della democrazia socialista ecc. cit., pp. 117 sg. Anche Giulio Guesde, profugo di Francia e uno dei primi introduttori del marxismo in Italia, scriveva a Joukovski da Roma il 30 aprile 1872: «Qui ci si muove molto. Gli operai son pieni di buona volontà. Lasciate loro il tempo di dimenticare Mazzini e saranno per noi e per la rivoluzione sociale».
(755) «L'Unità italiana e Dovere», 20-21 aprile 1872. Due tipografi, delegati al congresso dalla Società dei compositori tipografi di Roma, quando videro che in maggioranza i delegati erano «nobili, senatori, deputati, avvocati e capitalisti, gl'interessi dei quali non possono non essere opposti a quelli di coloro che vivono col frutto delle proprie fatiche» si ritirarono. Osservava in proposito «La Perseveranza», aprile 1872: «In questi benedetti congressi [operai] avvengono guai, quando in luogo di persone cresciute agli studi e alla matura discussione de' propri interessi, adunano uomini, cui la necessità del lavoro manuale ha lasciato poco tempo da dedicare ai libri, e che perciò appunto non hanno la pratica necessaria delle forme, che devonsi osservare nelle numerose assemblee». I mazziniani provocarono nei giorni seguenti numerose proteste contro questo controcongresso da parte di nuclei operai aderenti al partito d'azione, riuscendo a organizzare per il 21 aprile un comizio di un due o trecento operai romani al teatro Corea: l'ordine del giorno che venne votato terminava cosí: «Noi vogliamo che tutti gli operai italiani s'uniscano tra di loro e s'uniscano cogli operai di tutta l'Europa per raggiungere l'emancipazione sociale» («L'Unità italiana e Dovere», 23-25 aprile 1872).
| |
L'Alleanza Giulio Guesde Francia Italia Joukovski Roma Mazzini Unità Dovere Società Roma Perseveranza Corea Europa Unità Dovere
|