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      Di questo pericolo l'Inghilterra, che non possiede ancora una sua base in quel mare, e che vitali necessità extramediterranee costringerebbero comunque a misurarsi con la Francia, si rende conto senza indugio e immediatamente si dispone a reagire. Ancora piú gravemente colpito, perché compresso e minacciato di schiacciamento ai due fianchi, si sente il duca di Savoia: gl'interessi inglesi e sabaudi, per quanto in sfere di ben diversa ampiezza, coincidono dunque perfettamente. Siamo al tempo delle prime coalizioni antifrancesi, sul cadere del secolo XVII, nelle quali Inghilterra e Savoia militano appunto nel medesimo campo.
      Apertasi, poi, con la successione al trono di Spagna, la questione del possesso d'Italia, l'Inghilterra, conformemente al suo vecchio programma, propenderebbe a spartire quei dominî, ad esclusione sia dei Borboni che degli Absburgo, fra principi minori italiani o forestieri, in primo luogo i Savoia; senonché, piuttosto che vedervi insediato Luigi XIV o una sua longa manus, essa preferirebbe pur sempre che il regno di Napoli, la Lombardia, la Sardegna cadessero tutti in mano dell'Austria, con la quale non ha interessi in contrasto e che, soprattutto, non è e non aspira a diventare potenza marittima: tanto piú che anche in questo caso sarebbe possibile profittare del rimaneggiamento per assicurare allo Stato sabaudo un ingrandimento atto a conferirgli maggiore efficienza nella essenziale sua funzione di antemurale alla Francia. Con questo programma l'Inghilterra prende parte alla guerra.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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