Austria e Borbone, anzi, prendendo possesso dei rispettivi dominî, che trovano dissanguati dalla secolare occupazione spagnuola, non solamente necessitano delle forniture inglesi, ma, come il Piemonte, trovano il loro vantaggio nel favorire, in via di massima, l'espansione economica di quell'unica potenza mediterranea che ha tutto l'interesse di garantirli reciprocamente nel pacifico possesso dei loro territori. Ogniqualvolta dunque si presenterà una crisi mediterranea minacciante lo status quo italiano, la politica dell'Inghilterra sarà quella di stringere i propri rapporti con l'Austria da un verso, col regno di Sardegna dall'altro, in modo da opporre una resistenza efficace all'ingresso nella penisola di altre forze straniere. Questa politica presuppone naturalmente l'esistenza di rapporti, se non proprio di amicizia, almeno di normale collaborazione tra Austria e Sardegna (cosa non sempre facile ad ottenersi, ché a Torino non si può non guardare con gelosia e anche con diffidenza a chi detenga la Lombardia); come altresí presuppone - e questa condizione si verificherà quasi costantemente, ma non senza clamorose eccezioni - opposizione d'interessi e quindi tensione di rapporti tra Francia ed Austria. Se l'Austria, d'altronde, profittando della stragrande superiorità di forze, attenterà all'indipendenza degli altri potentati italiani, l'Inghilterra avrà buon giuoco, per contrastare queste sue mire, sia ricattandola con lo spettro di un possibile intervento francese, sia favorendo i perpetui disegni d'ingrandimento del Piemonte, sia finalmente incoraggiando i risentimenti antiaustriaci, che alla metà del secolo, come ognun sa, già cominciano a serpeggiare fra gl'Italiani.
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