1838: il re delle Due Sicilie, che dopo tutto è il sovrano assoluto di uno Stato indipendente, si attenta a cedere ad una compagnia francese il monopolio degli zolfi: l'Inghilterra immediatamente protesta, fa la voce grossa, e tra lo stupore del mondo non s'acquieta fin tanto che il pericolo della prevalenza economica della Francia in Sicilia non sia eliminato del tutto. 1840: crisi europea determinata dalle complicazioni orientali: l'Inghilterra dimentica affatto le non lievi cagioni di attrito che nei quattro o cinque anni precedenti hanno intorbidato le sue relazioni col Piemonte, e per assicurare l'attiva cooperazione (o almeno la benevola neutralità armata) di questo Stato alla sua politica di accerchiamento e d'immobilizzazione della Francia, protettrice di Mehemet Alí, gli fa, in pieno accordo con l'Austria, profferte e promesse, né solamente di garanzia territoriale; nel contempo, timorosa dell'intimità franco-napoletana, rivelata dalla questione degli zolfi e, piú, dall'ufficiale mediazione della Francia nella disputa anglo-napoletana, tenta un ravvicinamento col governo delle Due Sicilie, mentre dichiara all'Austria che essa stessa si assume il mantenimento dello status quo e dell'ordine in Italia.
Gli avvenimenti del '46-47 offrono all'Inghilterra un'occasione mirabile per perseguire questo suo giuoco politico e insieme per raccogliere in Italia amplissima popolarità, facendo dimenticare agl'italiani decenni d'indifferenza per le loro aspirazioni nazionali. Cobden, lord Minto: l'occasione è eccezionale perché tali aspirazioni si presentano, allora, in contrasto non pure con l'Austria (la quale, stringendosi con la Russia e con la Francia, tradisce la funzione assegnatale dall'Inghilterra), ma altresí con la Francia, in eclissi conservatrice.
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