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      Difetto d'informazione (ben comprensibile in chi ha dovuto sintetizzare in un volume di medie dimensioni il resultato di innumerevoli ricerche antecedenti, e non ha forse avuto diretto accesso alle fonti) che in qualche caso si complica con una interpretazione forse un poco sforzata data ai singoli documenti.
      Veniamo al concreto. I documenti inglesi sfruttati dal Rodolico nella prima parte dell'opera sua consistono, si è detto, in alcuni dispacci spediti al Foreign Office dalla legazione inglese a Torino. William Hill, che n'era il titolare già da piú anni, non si trovava in sede nel marzo 1821: era partito in licenza un anno innanzi, e - nonostante la gravità della situazione italiana ed europea - non riprese il suo posto che alla fine di aprile del 1821 (strana combinazione: quando scoppia la rivoluzione in Piemonte, tanto la legazione inglese a Torino che quella sarda a Londra e a Parigi sono affidate a semplici incaricati d'affari). Lo aveva sostituito il segretario di legazione Algernon Percy(5), alle cui informazioni, perciò dovette necessariamente attingere lo Hill quando, tornato in Piemonte, cercò di farsi un giudizio indipendente sulla portata e la vera entità dell'episodio rivoluzionario, e in particolare sulla asserita responsabilità di Carlo Alberto.
      Che atteggiamento tenne il Percy durante le giornate di marzo e quali furono i suoi rapporti con Carlo Alberto? Queste domande involgono l'annoso problema dell'attitudine inglese di fronte alle convulsioni italiane: problema al quale l'autore di queste note ha dedicato un ampio studio, ormai prossimo alla stampa.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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