(23). Come osservatore è eccellente: i suoi rapporti con palazzo Carignano, le sue frequenti visite a corte e alla segreteria degli Esteri gli permettono di riempire i dispacci, che quasi quotidianamente detta pel Castlereagh, d'informazioni aggiornate e sicure. Ma come diplomatico, si può dire, il Percy non esiste: la sua consegna è di stare a vedere. Chi si aspetta (e son molti) una presa di posizione da parte dell'Inghilterra, resta crudelmente deluso. Quel che il Percy può fare si è (conformemente a un'inveterata e non troppo compromettente abitudine inglese) di scrivere a Napoli perché il suo collega A'Court spedisca a Genova una nave da guerra britannica con l'ordine di accogliere a bordo, in caso di bisogno, la famiglia reale(24). Non altro. Nessuno sa da che parte sia l'Inghilterra. Il ministro d'Austria la dà, senz'altro, per solidale col suo governo, e il Percy lo tiene in rispetto facendogli osservare che Inghilterra e Francia, unite, «potevano aver qualche peso nella bilancia europea»(25).
Il 13 marzo «uno degl'intimi» del principe reggente cerca invece di dimostrargli «che l'Inghilterra dovrebbe mandare truppe a guernir Genova, e aiutare il Piemonte a liberare l'Italia dal giogo austriaco»; il Percy verosimilmente protesta, e riferisce a Londra(26).
Ma veniamo ai contatti con Carlo Alberto. Il Rodolico cita di lui un dispaccio 16 marzo, recante il resoconto di un importante colloquio col principe(27). Sebbene anche da precedenti dispacci possano trarsi notizie di qualche interesse circa il costui atteggiamento(28), esaminiamo questo documento.
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