Tradotto alla lettera, ecco quel che esso ci reca: «... e Sua Maestà sarebbe l'ultima persona a perdonare se perfettamente convinta che S. A. S. avesse avuto anche delle mire costituzionali precedenti (il sottolineato è nel testo) alla rivoluzione». Ora comprendiamo perfettamente. L'argomento piú forte usato dallo Hill per scagionare Carlo Alberto è dunque invalidato dalla falsa supposizione sulla quale si basa: sappiamo tutti infatti che mire di quel genere, e sia pur contestate dal presunto consenso del re, Carlo Alberto ebbe effettivamente anche prima del marzo fatale. Non era vero, allora, che Maria Teresa avesse perdonato il nipote? Oppure il perdono era stato concesso perché la regina ignorava tale sua colpa? Né l'una né l'altra cosa; il problema, ecco tutto, non va posto in questi termini cosí rigorosi. La regina, lo vedremo meglio piú oltre, credette effettivamente in una generica colpevolezza pre-rivoluzionaria, diciamo cosí, del principe, e ciò non di meno si erse in sua difesa quando tutti lo abbandonarono, peggio, gli si scagliarono contro, perché ammirata del suo coraggioso contegno durante la bufera rivoluzionaria. Tale il suo stato d'animo, necessariamente ignorato, ancora, dallo Hill. Comunque, perché mai il Rodolico ha soppresso l'errata illazione del dispaccio inglese? Non riusciamo a comprenderlo.
Ho dato tutti questi particolari cosí minuziosi (seguita il dispaccio Hill) attesoché la questione del ritorno in Piemonte dell'erede presuntivo della Corona può diventar molto seria; tuttavia, pur senza esprimere adesso alcun desiderio in proposito, non posso credere che l'esilio di S. A. S. abbia ad essere cosí lungo come s'imagina il conte Revel (la cui opinione era «che non si sarebbe tollerato il ritorno del principe nel paese per periodo assai lungo, e forse mai piú finché vivesse il re»): la cosa dipenderà in gran parte dai futuri ministri del re e da altre circostanze.
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