Senonché S. A. S., non appena tornato a Torino, si era compromesso di bel nuovo con i complotti dei cospiratori. Sua Maestà non spiegò se di questo fosse già stato informato quando aveva nominato il principe Carignano reggente, o se le circostanze l'avessero obbligato a quel passo.
Il re mi disse che nella notte fatale dell'abdicazione egli era stato tradito dalla sua stessa anticamera, giacché ogni risoluzione adottata o modificata veniva sull'istante a conoscenza della folla fuori del palazzo. I suoi cavalli per recarsi presso le truppe erano pronti, ma egli era stato soverchiato da cattivi consigli. La grandissima maggioranza della moltitudine era composta di persone innocenti, attirate dalla curiosità: S. M. avrebbe desiderato, perciò, che si emanasse un proclama per disperdere il popolo, o almeno per separare i curiosi dai rivoltosi; dopo di che avrebbe ordinato alle sue truppe di caricare o anche di far fuoco(67). Il re aggiunse tuttavia che a questo punto egli aveva chiesto al colonnello del reggimento Aosta se poteva fidarsi del suo reggimento; questi aveva risposto che poteva fidarsene per tutto fuor che per far fuoco su compatriotti; (il re) aveva poi rivolto quella domanda al colonnello delle guardie, il quale aveva risposto che il suo reggimento avrebbe obbedito qualunque ordine fosse piaciuto a S. M. di impartire. Il re si era allora rivolto al principe Carignano per chiedergli se poteva contare sull'artiglieria: il principe aveva dichiarato che si trovava nella necessità di dare l'identica risposta del colonnello del reggimento Aosta.
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