Ora sí che s'intende lo sdegno della regina!(71).
Un altro punto nel quale la narrazione di Carlo Alberto non coincide con quella di re Vittorio redatta dallo Hill, è quello riguardante il «Consiglio di guerra» dell'11 marzo. Abbiamo veduto la versione del re; quella del principe sostiene invece: a) che il principe era stato interrogato pel primo; b) che aveva dichiarato «che rispondeva interamente dell'artiglieria leggera e che in quanto all'artiglieria a piedi poteva assicurare che si sarebbe fatta ammazzare per difendere la persona del re, ma che non poteva risponderne per agire»; c) che oltre al colonnello delle guardie anche il colonnello del Piemonte Cavalleria aveva dichiarato che rispondeva interamente del suo reggimento. Quale la verità? Difficile accertarla(72); ci sembra comunque non privo d'interesse il riportare a questo proposito la versione d'un testimone oculare, pur sospettissimo, il Della Valle, il quale fece molti mesi piú tardi le sue confidenze allo Hill. Secondo il Della Valle (dispaccio Hill 3 agosto 1822) il primo a parlare, in quella occasione, era stato il colonnello Ceravegna, del reggimento Aosta, nel senso già noto.
Il Della Valle, udito ciò e veduto il principe secondare quella dichiarazione con cenno di approvazione, si volse al Vallesa, che assisteva al Consiglio quella notte fatale, osservando anche lui quel che stava succedendo, e tutti e due dissero a un tempo: «Non fosse la presenza del re, dovremmo buttarli dalla finestra».
Grottesca spavalderia, d'accordo; alla verità della scena sembra, per altro, dare una indiretta conferma la testimonianza di un terzo testimone oculare, il Saluzzo.
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