.. La generazione del Montanelli cominciò ad agire politicamente, cioè a dar daffare alla polizia, disorientata dai nuovi metodi di cospirazione e di propaganda, proprio dopo il tramonto delle illusioni del 1830-31.
Ma si deve a questo punto rilevare un carattere dell'università pisana che non è senza importanza per determinare il tipo di patriottismo e, in genere, di passione politica che furono del Montanelli e di moltissimi fra i suoi condiscepoli. Questa università, se ancora non contava fra i suoi docenti scienziati di altre regioni d'Italia, come ben presto fu suo vanto e fortuna (una fortuna dovuta proprio all'ondata di repressioni che investí il mondo intellettuale della penisola all'indomani del '30, ma che in Toscana ben presto s'andò attenuando fin quasi a scomparire del tutto), già da tempo si era segnalata e come specializzata nella larghissima ospitalità che accordava agli studenti forestieri, né solamente italiani. Era un poco la tradizionale mitezza e liberalità del governo toscano, in materia politica, commerciale, di culto, che attirava gli studenti stranieri, molti dei quali già stabiliti con le loro famiglie in Toscana, o destinati a prendervi radice una volta laureati; era un poco il portato del magico clima e della magica bellezza della Toscana; e finalmente era un poco l'effetto della comparativa indulgenza che, all'indomani della grande crisi italiana del 1820-21, si era usata verso i relitti, qualche volta illustri, di quel drammatico naufragio di speranze: in quale altro Stato della penisola sarebbe stato tollerato un gabinetto letterario di fama europea come quello Viesseux dove, attorno ad uno svizzero, si fossero riuniti sistematicamente i rappresentanti dell'intelligenza locale con un Colletta, un Pepe, un Leopardi, un Tommaseo, un Poerio, un Montani, un Giordani, ospiti semi-permanenti della città di Firenze?
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