Ci occupiamo nel risolvere i grandi problemi sociali, e ci addestriamo all'arte della parola. È fra noi unione veramente fraterna e la nostra mente è governata da una sola idea, come il nostro cuore non palpita che d'un solo affetto. Nella dissoluzione universale dei vincoli sociali ci congratuliamo ben sovente con noi medesimi nel sentirci stretti dai dolci nodi dell'amore, e della fratellanza, e ci sforziamo di avvalorare con l'esempio le nostre parole...(130).
Subito dopo il Tommaseo fu a Pisa, e vide a lungo il Montanelli e i suoi amici (al Montanelli, e forse al Bianchi, alluse senza dubbio in un passo di quella sua Gita a Pisa che si legge nella «Antologia» del novembre '32: «Con questo sentimento (di religioso raccoglimento) io passeggiava stasera nelle tenebre la piazza di Santa Caterina(131)..., dove mi aspettavano due cari giovani di belle speranze, perché il cuor loro è in armonia con l'ingegno».
La tua presenza - gli scrisse per parte sua il Montanelli il 5 dicembre(132) - lasciò un gran vuoto nei nostri cuori, ma sebbene lontani noi siamo uniti, e in questa unione consiste la felicità della nostra vita. Molti giovani si sono avvicinati a me, e sebbene non tutti siano dotati del medesimo ingegno, in tutti però è grande l'entusiasmo, e in te abbiamo riposto grandi e belle speranze... Mio caro Tommaseo - amami - consigliami - dirigimi - ed io consiglierò e dirigerò i miei amici. Cosí adoprando potremo in poco tempo impadronirci della gioventú e rendere un grande servizio all'umanità e alla patria.
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