.. Malgrado i divieti della censura sospettosa il Montanelli ebbe modo di procacciarsi i libri del maestro, e le molte pubblicazioni che venivano allora in luce a Parigi sulla dottrina. La sua mente affettuosa e appassionata s'infervorò per essa; raccolse intorno a sé un nucleo di seguaci fra i giovani e la scolaresca di Pisa. Si scorgeva nel genio del Montanelli una cotale affinità con quella del padre Enfantin, il san Paolo del sansimonismo... E il Montanelli fondò in Pisa una chiesuola, la quale teneva adunque adunanze regolari, aveva ministri e riti. Ogni giorno vi si facevano letture per insegnare il sistema dal punto di vista storico, filosofico ed economico; già cominciavano le dottrine a propagarsi fra la scolaresca... quando la polizia fu messa in sull'avviso: ne spiò i convegni, li scopi, sostenne in carcere alcuni discepoli, soppresse il tempio, ed i credenti vennero dispersi(142).
Chi mise la polizia sull'avviso? Non lo sappiamo; certo è che la studentesca veniva sistematicamente sorvegliata, né era facile nascondere dei ritrovi frequenti e affollati. Conoscendo però le abitudini della polizia toscana, e tenendo presente il silenzio degli archivi del Buon Governo in proposito, non è da escludere (a parziale correzione del postumo del Levi) che l'unica misura adottata dalle autorità pisane fosse quella di suggerire al canonico Montanelli di dare al nipote una buona lavata di capo, accompagnata da precisi riferimenti alle «scoperte» della polizia. Né il metodo, a quel che pare, si dimostrò sbagliato.
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