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      Ti parlo con libertà fraterna. Del resto la semplicità dei tuoi articoli mi piace molto.
      L'«Educatore del povero» vide effettivamente la luce nel gennaio del '33. Ma nacque morto. Fossero dissensi fra i redattori, o tra questi e lo stampatore, fosse l'improvvisa partenza dall'Italia, nel marzo, del Mayer, che verosimilmente lo finanziava, o fosse un veto piú o meno formale della censura, certo è che ne uscí un numero solo(149), - e il povero restò senza... educazione! Il tentativo, comunque, era stato importante: sarebbe proprio un errore il sostenere che fu quello, nell'Italia della restaurazione, il primissimo esperimento di un giornale tutto per il popolo, volto a studiare e a illustrare la questione sociale? Noi non diremo. Del dialoghetto montanelliano, rimasto fra gli inediti del disgraziato giornale, non altro sappiamo che quanto ce ne dice l'autore medesimo: e sarà inutile sottolineare il caratteristico soggetto in tutto degno di uno zelante neofita di un sansimonismo purgato da ogni eccesso teocratico.
     
      Siamo venuti a parlare di un sansimonismo dell'«Educatore del povero» di sulla traccia fornitaci dal catalogo del Montanelli col Tommaseo. Adesso seguiamo un altro filone di non minore importanza: i rapporti Viesseux-Montanelli.
      Nella Nazionale di Firenze, fondo Viesseux, si conservano ben 140 lettere del Montanelli al veramente benemerito creatore dell'«Antologia», del «Gabinetto letterario», dell'«Archivio storico italiano»: cominciano dal 1831, finiscono soltanto con la morte di uno dei due corrispondenti.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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