Dove, a parte le piú ampie riserve sulla... verginità delle arti, ben si discopre il caloroso afflato idealistico che tutto animava il Montanelli e, meglio ancora, come l'argomento di questi suoi primi scritti non fosse che un pretesto, piú o meno trasparente, per proclamare certi veri che gli fremevano dentro.
Mentre sfornava le recensioni, il Montanelli pensava, s'intende, a farsi onore con qualche articolo originale. Anzi, si era fatto coraggio fin dalla prima sua lettera al Viesseux:
Già da qualche mese - gli aveva scritto - ho concepito la idea di una opera, il soggetto della quale si è «una introduzione allo studio di diritto, per servire ai giovani che vogliono dedicarsi al medesimo». Ho già preparato moltissimo materiale, ne ho distribuito tutte le parti, e non molto tempo né molta fatica mi costerebbe il condurle a termine... Vorrei pertanto far conoscere il mio piano, e le mie idee in un articolo di codesto giornale l'«Antologia». E se Ella me lo permettesse, me ne occuperei immediatamente.
Viesseux, che anche coi giovani era un puntualissimo corrispondente, rispose subito: non s'impegnava mai, per sistema, a pubblicare articoli che non avesse letti, ma il Montanelli scrivesse, ed egli, una volta veduto l'articolo, s'augurava di poterlo stampare(155). D'altronde i suoi amici lo consigliavano, molto saggiamente, a portar prima a compimento l'opera progettata (mirante a «supplire in qualche modo al difetto delle nostre scuole», rivolgendosi ai «giovani che si dedicano allo studio del Diritto, e si trovano in una provincia del tutto nuova senza che gli si mostri né come ci sono entrati, né a quale scopo, ecc.
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