E chiedeva un'opera del Compte che gli sarebbe servita per l'articolo in questione(161).
Questa volta andò bene: Viesseux, di massima, accettò, non senza rinnovare raccomandazioni e consigli di lavorare con la massima calma e di mostrarsi un po' piú severo nella critica di... se stesso, spedí il Compte(162). Il 3 marzo Montanelli scriveva: «Il mio lavoro su Bentham progredisce. Ma seguo il suo consiglio. Faccio e rifaccio - e volentieri imbratto molta carta»(163). E a novembre: «Quando in qualche giornale inglese capiterà la biografia di Bentham la prego di avvisarmi perché desidererei di parlare di questo grand'uomo dopo aver molto meditato sulle sue opere»(164). Un buon discepolo, via.... Cosí buono e dimesso che, a quanto pare, finí per spaventarsi della gravità dell'assunto, tanto che all'ultimo momento vi rinunciò.
Era fra i suoi difetti quello di affrontare alla leggera temi troppo diversi e impegnativi. Una toscana facilità e fluidità di scrittore, benissimo identificata dal direttore dell'«Antologia», gli nuoceva piú di tutto. Non venne fuori, il 21 di novembre, con due nuove proposte di pubblicazione, una d'un articolo già scritto, nientedimeno che sulla Critica sistematico-universale e Guida alla rinnovazione della filosofia di un Giovanni Maggi, «giovane italiano, il quale alla docilità dell'ingegno congiungeva ardentissimo desiderio del bene dell'umanità, l'altro ancora da scrivere sulle ultime vicende e lo stato attuale della musica, trovandone le cagioni nelle grandi trasformazioni sociali»?(165). Viesseux strabilia:
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