Se abbiamo questi sei o sette municipi, a me paiono bastare: ché al voto universale ricorrerei a malincuore; e si ricorrerà, abbisognando, poi. Ora una cosa abbisognerebbe, un giornale che indirizzasse il paese... Vi sono alcune repugnanze che giova ottundere; alcune prevenzioni che vogliono essere dissipate; insomma abbisogna acchetare gli spiriti intorno ad alcuni sospetti, fomentati, soffiati, gonfiati, e inaspriti dall'amore delle personalità politiche toscane. Mi si parlò, e da uomo di polso, di centralità tirannica... Risposi che Firenze sarebbe pur sempre Firenze, il centro, la sede del Bello e delle Arti... Vedi che c'è dell'invidia in tali argomenti...; la quale gioverebbe fosse combattuta... da un giornale. Lo vuol fare il Cavour?
Da questo documento risaltano bene, non che certi stati d'animo allora ampiamente diffusi in Toscana, il carattere della propaganda italianissima svolta dall'Aquarone dietro precise istruzioni del Montanelli: e dire che ben presto quest'ultimo verrà gabellato per un autonomista, per antiunitario! Proprio lui che, quello stesso 12 giugno, scriveva all'amico Turchetti:
... Se la Provvidenza mi vorrà strumento utile al riordinamento civile del regno d'Italia che spero si farà volenti o nolenti gli eunuchi autonomisti toscani, come mi diede forza a resistere agli spasimi dell'esiglio, mi proteggerà nella gloriosa tempesta del campo...(234).
Ma torniamo ai resultati della missione Aquarone, e vediamo in proposito la versione del Montanelli. Il 21 di giugno egli scriveva al Pallavicino a Torino, perché a sua volta questi ne informasse il Cavour, che il «lavoro unitario» da lui iniziato in Toscana era già a buon punto: «ben presto, aggiungeva, se ne vedranno i frutti»(235). E poi, specificando:
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