Questa versione è integrata da un passo degl'inediti Cenni biografici dedicati al Montanelli dalla sua vedova: «Montanelli indirizzava Aquarone agli amici Antonio Parra(237), Biscardi(238), per cooperare alla riuscita, e si ebbe il bel resultato delle 25 000 firme dei Livornesi, che furono i primi e trascinarono gli altri municipi».
Senonché la storia delle manifestazioni municipali toscane fu invero assai piú complessa che non appaia dalla narrazione montanelliana. La propaganda immediatamente iniziata dall'Aquarone era venuta infatti a sovrapporsi, e in parte a confondersi con analoghe iniziative o spontaneamente presentatesi in Toscana, o introdottevi e caldeggiate da esponenti della Società Nazionale accorsi a Firenze all'incirca nel medesimo tempo, con la missione di promuovere, invece, manifestazioni annessionistiche. Fino dal 6 giugno, intanto, e come per contraccolpo dell'entusiasmo sollevato dalla vittoria di Palestro, aveva cominciato a circolare in Firenze, e poi in tutta la Toscana, il noto indirizzo a re Vittorio, acclamato «re d'Italia»(239), il quale, apertamente appoggiato da due dei ministri in carica, il Ricasoli e il Salvagnoli, era andato rapidamente coprendosi di migliaia di firme(240). A questo indirizzo si erano evidentemente ispirati parecchi municipi, affrettatisi a votare, in omaggio al re sabaudo, ordini del giorno non meno calorosi seppure, in genere, assai piú prudentemente indeterminati nella formulazione(241). Fu questa, in realtà, la prima manifestazione unitaria extragovernativa svoltasi in Toscana, e indubitatamente essa venne promossa e si svolse affatto indipendente dall'iniziativa montanelliana: si deve per contro riconoscere che la formola proposta dall'Aquarone presentava, di fronte a questa prima, una notevolissima accentuazione in senso unitario.
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