Particolarmente importante a noi sembra, e lo additiamo al lettore in quanto vale a chiarire il successivo indirizzo dell'azione politica montanelliana, l'accenno del Redi circa la possibile unificazione «dal centro» (come contrapposto alla unificazione per via di annessioni al Piemonte) ammessa dall'imperatore, ancorché aggiungesse che non era il caso di occuparsene per allora.
Si parlò, nel colloquio, del principe Napoleone? A giudicare dai resoconti fin qui riportati, sembrerebbe di doverlo escludere; senonché in una lettera pubblicata sui giornali, nel gennaio del '61, dal Mariscotti, lancia spezzata del Montanelli, questi, polemizzando col Bianchi, che accusava il Montanelli di essersi rassegnato a quella candidatura fino dal suo primo ritorno a Firenze alla fine di luglio del '59(305), ebbe a scrivere:
Il Montanelli non poteva promuovere la candidatura del principe Napoleone, come quegli che nell'ultimo abboccamento avuto a Torino con l'imperatore, era stato da quegli avvertito... che al tempo stesso che sarebbe stato consentito ai popoli dell'Italia centrale di eleggersi nuova dinastia, non pensassero per altro a nessun principe della casa imperiale di Francia, perché egli, lo imperatore, non avrebbe potuto accettare la elezione senza esporsi al pericolo di una guerra europea.
Questo e non altro avrebbe il Montanelli riferito al Bianchi, recisamente attenendosi al punto di vista imperiale(306). Anche la testimonianza del Mariscotti deriva, certo, da confidenze del Montanelli: a renderla attendibile vale tuttavia la circostanza che essa non solamente non contrasta con informazioni d'altra provenienza sulle intenzioni allora nutrite dall'imperatore circa il principe Napoleone, ma anzi ne riceve integrale conferma.
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