In qualunque modo la nostra professione di fede deve essere contro la passata dinastia; per la dinastia mi pare, della principessa Clotilde col principe Napoleone, per l'ingrandimento della Toscana(313).
Che dire, di fronte a questo singolare documento, se non che il tanto deprecato possibilismo del Montanelli incontrava negli ambienti di governo, a Firenze, una... concorrenza temibile?
Il 18 di luglio, intanto, il Montanelli, dopo avere annunziato al Ricasoli il prossimo arrivo a Firenze del Siccoli, noto emissario garibaldino, verosimilmente incaricato di allacciare le trattative per la lega militare e per il comando a Garibaldi(314), partiva alla volta di Lovere per riferire al suo generale circa le prime intese strette a Torino(315). L'abboccamento ebbe luogo il giorno 19(316) e il resultato ne fu che il Garibaldi gli rilasciò la nota dichiarazione: «In caso che i governi provvisori di Modena, Toscana, e Bologna, mi offrissero il comando in capo delle truppe dell'Italia centrale, io lo accetterò volentieri»(317). Senza indugio il Montanelli riprese perciò (il 20 luglio) il suo viaggio in direzione di Piacenza, Modena e Bologna(318), dove, munito di questa dichiarazione e accompagnato, a quanto sembra, dal Malenchini(319), si proponeva di entrare in rapporti col Farini e col Pepoli(320).
Senonché non si era ancora separato dal Garibaldi, si può dire, che da Torino il Peruzzi si affrettava a telegrafare e a scrivere al Ridolfi, a Firenze: «Dicesi parta da Milano per Toscana il Montanelli.
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