.. Da quel giorno in poi non ebbi mai piú occasione di trovarmi col professor Montanelli, né di parlare con lui». Orbene: è verosimile che il Montanelli tenesse col Bianchi un discorso di questo genere? Innanzi tutto si deve osservare che non una sola parola scritta dal Montanelli allora, prima di allora o dopo di allora, ci permette di credere che egli rinunziasse mai alla vagheggiata unità d'Italia, seppure si vedesse o si credesse costretto a relegarne l'attuazione in un avvenire piú o meno lontano (e sí che la censura postale, accuratamente eseguita nell'ufficio stesso del Bianchi, non si faceva troppo riguardo nel sequestrare la corrispondenza dei personaggi sospetti; figuriamoci se al Montanelli, fatto segno ad accuse cosí aspre e persistenti, si fosse potuto contestare la prova provata di questa sua rinunzia: lo si sarebbe senz'altro ridotto al silenzio!) Sembrerebbe inconcepibile, d'altronde, che proprio allorquando il Montanelli andava tenendo discorsi cosí poco... ortodossi, i governanti toscani (vedi testimonianza del Corsi) lo accogliessero con tanta cordialità, almeno apparente...
Come si difese il Montanelli da questa accusa del Bianchi? Nel modo piú ragionevole: riconoscendo francamente, cioè, quel tanto di vero che in essa si conteneva.
Il Bianchi, - egli rispose infatti(330), - non fu narratore veridico... quando della conversazione che avemmo in Firenze riferí parole che non ricordo avere pronunciate, e non pronunciai certo nel senso che egli volle dar loro, per insinuar dubbi sulla indipendenza del mio carattere, e sulla schiettezza dei miei sentimenti italiani.
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