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      torri, e sui rudi tetti,
      e sulle verdi collinette aprichemorir vidi del sole il raggio estremo,
      la piena degli affetticon piú tumulto m'ondeggiò nel seno.
      Forse chi m'era appressonelle tronche parole in quell'istante,
      il commosso sentía spirto ondeggiante.
      La Fucecchio dei suoi anni d'infanzia, quando il futuro triumviro della Toscana, un monello estasiato di musica, tirava i mantici dell'organo nella chiesa della Collegiata, o quella degli anni universitari quando, nelle vacanze, accodato al «sommo» filosofo Centofanti, egli pure un fucecchiese, il Montanelli errava pei poggi umanissimi (i poggi di Leonardo...) sognando spirituali trionfi. Fucecchio che lo piangeva morto all'indomani di Curtatone, per festeggiarlo quattro mesi piú tardi, redivivo, con incontenibile slancio paesano, e memorabile spreco di mortaretti e lumini: poi la gloria improvvisa del ministero (un di Fucecchio arbitro della Toscana tutta, e quasi piú potente dello stesso granduca!) e il piú improvviso crollo, l'amara parentesi di quei dieci anni francesi. Come lontana la rossa torre Bernarda circondata d'olivi, come lontane le carciofaie di San Pierino, sulle rive dell'Arno! Calunnie infami inseguivano l'esule: quanti fra i molti, fra i troppi amici del buon tempo osavano ormai difendere il condannato all'ergastolo del 1853? Solo a Fucecchio, egli amava pensare, solo nella sua terra remota e schietta gli umili sapevano restargli fedeli: contadini e artigiani, e gli antichi compagni di giuochi su pei gradini della cattedrale.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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