Ricordate le virtú dell'estinto prosegue: «Il 1° luglio 1867 - meditando l'eroica impresa che finí a Mentana - Giuseppe Garibaldi - Il gran cavaliere dell'umanità - Memore del perduto amico - venne a deporre una lagrima su questa tomba gloriosa»; mi volgo al converso, e vorrei domandargli se non trova un po' strano che in quella sede venga glorificato il sacrilego attacco a Roma papale. Ma non voglio turbarlo. Ora mi s'avvicina misteriosamente: «Sa lei, mi dice, che nella bara vennero nascosti dei documenti segreti?» Non lo sapevo, no, né lo credo: ma la leggenda mi piace; quasi che nella minaccia implicita di disseppellire un dí o l'altro quei fogli la fiera Fucecchio abbia assaporato per tutti questi anni la sua vendetta sui nemici del Montanelli!
Esco al sole, rivedo dinanzi a me le due torri. È il mezzogiorno, e da quel fitto di comignoli neri arrampicati sull'erta escono esili tracce di fumo a suggerire desinari da povera gente. Alla locanda due o tre commercianti, con le loro borse rigonfie, assaporano lo stufatino. Penso che ai tempi di Canapone eran proprio costoro - vestiti di nero o di verde, giacchetta fino ai ginocchi e il cravattone di traverso sotto il mento - proprio costoro che facevano circolare la stampa clandestina o trasmettevano le notizie proibite; e il Buon Governo li teneva d'occhio, pur non vedendo nulla.
Poi finisco al caffè: con un poncino all'«Iris» si può bene concludere la gita a Fucecchio, tanto piú che i borghigiani autentici stan lí, mezzi sull'uscio e mezzi dentro, col bicchiere in mano, a ragionar di politica.
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