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      Un paese il quale non si fermava infatti nella considerazione, pur consolante, che a Lissa - dopo secoli di storia municipale o regionale - la marina italiana, timida certo nel disegnare l'attacco, si fosse rivelata saldissima, eroica anzi nel fronteggiarlo; e non si confortava nel pensiero della difficoltà dell'impresa superata, ma arrossiva e imprecava, e di scontri incerti faceva addirittura sconfitte sue; - questo paese rivelava in sé qualità eccezionali, nella sua compagine una coesione insospettata, e giustificava le piú grandi speranze per l'avvenire.
      E fu bello che gli uomini della Destra non tentassero loro di risollevare artificialmente l'animo del paese, difendendo la guerra, magnificandone i risultati, strombazzandone le sicure benefiche conseguenze future. Fu bello che anch'essi, i quali pur vedevano la compiutezza delle cose, si fermassero severi a giudicare i dettagli e del giudizio fornissero al paese tutti gli elementi. Sapevano che solo il tempo avrebbe rivalutata l'opera loro, e saggiamente lo preferivano.
      Scriveva l'inviato inglese a Roma, Odo Russel, allo zio John, da Ariccia, 27 agosto 1866:
      La Venezia è stata ceduta, l'Italia è compiuta, gran fatto nella storia! Tutte le questioni estere sono esaurite per l'Italia fin da questo momento. Essa può permettersi di stabilire rapporti amichevoli con tutte le nazioni e di volgere la sua attenzione soltanto alle questioni interne... Lasciate che dimostri la sua buona volontà procedendo la prima al disarmo, che provveda alla pace, all'industria e al commercio, e tutto il resto verrà da sé.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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