La libertà di parola non si contestava certo a nessuno; quel che non fu detto in quegli anni contro i governi della Destra! (allora non vigevano le disposizioni sulle prerogative del primo ministro ecc.). «Voi siete figli della paura», osava dire Crispi, novembre 1864, ai ministri e ai ministeriali, sostenitori della convenzione di settembre. Il governo italiano è un «mucchio di canaglie e di ladri», andava proclamando Menotti Garibaldi(425) nel 1870, in seguito alla repressione dei moti repubblicani, scoppiati in vari punti d'Italia. Che non si scagliò in faccia a Sella(426), il cireneo della finanza italiana, per il suo «feroce» tassare, tassare, tassare?(427). Rimando il lettore che voglia farsene un'idea ai resoconti parlamentari.
Quanto alla libertà di stampa(428) di che allora si godeva, tralasciamo i pamphlets, gli opuscoli, i volumi che a centinaia si lasciarono stampare, svelanti e deprecanti le «vergogne» della Destra (assai istruttivo il leggerseli, ora che sono spente le passioni che li hanno ispirati: cosí tenui e giustificabili ci appaiono quelle vergogne o cosi prontamente rimediate...); tralasciamo i giornali di sinistra, non perché fossero temperanti, ma perché si potrebbe pensare che ad essi molto si perdonasse per riguardo alla loro disapprovata, sí, ma pur sempre patriottica attività. Si scorrano invece le collezioni dei giornali clericali. Quelli eran giornali che apertamente invitavano alla sedizione contro i poteri dello Stato, che notoriamente si tenevano in contatto, erano anzi agli ordini di potenze o potentati, o ex potentati stranieri congiuranti ai danni d'Italia.
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