I governi hanno avuto in politica assai piú libere le mani dal giorno in cui hanno cominciato a funzionare gli annessi e connessi del suffragio universale o comunque a larghissima base. Può sembrare un paradosso, e non è, sol che si rifletta un istante alla storia politica di tutti i paesi moderni.
Oggi l'attività dei gruppi politici non è polarizzata ad un unico intento, ma si disperde intorno ad una serie assai vasta e varia di problemi, collimanti tutti, s'intende, con quelli politici, ma che in essi non si esauriscono. Non era cosí sessant'anni addietro; e agli uomini della Destra, ai quali incombevano formidabili problemi di natura politica, non si presentò mai la comoda possibilità dei diversivi, buoni a smorzare l'interesse veramente morboso suscitato da quei problemi nei gruppi politici. Tutti sanno invece quanto accorti e sagaci siano diventati gli uomini di governo del nostro secolo nella manovra di agitare alternativamente questioni politiche e questioni sociali e di acquistare con le concessioni nell'un campo la mano libera nell'altro.
La Destra non conobbe riposo. Il programma di lavoro esposto nel 1861 è sostanzialmente ancor quello che forma la base delle discussioni dieci anni dopo, salvi, s'intende, quei punti che ne sono già stati tradotti in pratica e che per altro continuano anche essi a fornire motivo di incontri e scontri per il modo della esecuzione.
È vero che il mondo politico dei tempi nostri è incomparabilmente piú vasto che non fosse un sessant'anni or sono; è vero che in oggi i governi, se sono tenuti a rispondere, per costituzione, alle sole Camere, in realtà subiscono un controllo continuato ed efficacissimo attraverso la stampa, i comizi, i congressi dei partiti, da parte di tutte le forze pensanti del paese; ma è per lo meno incerto se la ristrettezza del mondo politico costituisca o no una facilitazione per l'opera loro.
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