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      La base della speculazione clericale è ben nota: il nuovo regime, partorito dalla rivoluzione, è sorto sulle rovine della religione e, quanto meno, la sua esistenza riposa sulla negazione dei valori religiosi. Orbene, la religione costituisce l'unico conforto per i diseredati, i quali si contentano di patire in questo mondo, nella speranza e certezza di una migliore vita ultraterrena. Togliete la religione alle plebi, e queste cadranno in preda al piú gretto materialismo, si cureranno solo della vita presente, né piú tempereranno la visione delle ingiustizie terrene nel concetto di una giustizia superiore; reclameranno perciò la soddisfazione immediata dei loro diritti, si rivolteranno contro i potenti e daranno retta a chi nella violenza additerà loro l'unico scampo per risolvere la questione sociale.
      Leggiamo «La Giovane Italia», strenna per l'anno 1862 (Bologna, Tipografia di Santa Maria Maggiore, 1861).
      Chi ha allevato questo popolo senza Dio, senza Religione, educato alla sfrenatezza? Chi gli ha ripetuto all'orecchio le mille volte che egli è indipendente, e sciolto dai legami dei pregiudizi antichi?... Non sono stati i moderni padroni? Il popolo li ha intesi, e docile si mostra alle loro istruzioni, ed avendo imparato che la libertà consiste per l'uomo nell'operare a suo talento, fa ogni sforzo per porre alla pratica questa dottrina (p. 86).
      Non è lecito invocare, solo fino a un certo punto, il Dio della Libertà; ché quello, una volta messo al centro dell'altare, incalza:
      Predicaste la Libertà, la fratellanza, ed il vostro dire mi piacque; siete dunque tutti fratelli.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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