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      Voi proletari faccio ministri del mio supremo volere. Andate, dividete, spartite e se essi... non cedono alla forza delle teorie da essi predicate, sgominate tutto, confondete, sperperate, ed in mio ed in loro nome superando gli ostacoli, versate sangue, trucidate (p. 88).
      Dal liberalismo al socialismo, al comunismo, il passo è breve; piú che breve, logico. Ecco la giustificazione postuma della lotta tenace che il papa e i principi cristiani hanno condotto contro le nuove idee, sulle quali il nuovo regime si è basato. Si tratta di «salvare l'Italia dal socialismo», proclama un opuscolo intitolato La Italia disfatta dalla rivoluzione piemontese, stampato a Malta nel 1862 (p. 33).
      Stolte, oltreché illogiche, le classi dirigenti che si illudono di far argine al dilagare del socialismo col proporre alle plebi dei palliativi.
      Il socialismo - scrive «Il Conservatore», mensile stampato a Bologna, all'insegna di Dante, anno I, n. 2, febbraio 1863 - non si combatte che riconducendo l'uomo a Dio, che ricordandogli i legami che egli ha con lui, che illuminandolo con la fede della sua origine e del suo fine, che confortandolo tra le miserie di questo esiglio, colle dolci attrattive di una piú dolce speranza.
      L'uomo che non riconosce piú il diritto divino si rifiuterà di star soggetto a un altro uomo, vorrà fare a suo modo e «se è piú forte degli altri si usurperà gli altrui diritti, violerà la libertà degli altri, e cosí il disordine e l'anarchia saranno la conseguenza inevitabile di una società atea». («Il Conservatore», maggio 1863).


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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