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      Può darsi. Unità e indipendenza hanno portato vantaggi a iosa ai signori; ma al proletariato? Forse che le sue condizioni sono mutate? La patria è del lavoratore di tutto il mondo, perché patria vuol dire interessi, aspirazioni comuni».
      Queste in sintesi, le accuse piú caratteristiche e le corrispondenti professioni di fede che la stampa internazionalista rovescia addosso a Mazzini, fra il 1871 e il 1872, con un crescendo impressionante. Liberatisi dal peso dell'autorità mazziniana, rotta la lunga tradizione di sommissione, sembra che questi transfughi o reietti del mazzinianismo traggano come un sospiro di sollievo, si sentano piú leggeri, piú agili, piú liberi nei loro movimenti; che provino una gioia infantile nel gridare, contro tutto e contro tutti, le loro audaci negazioni, le loro nuove aspirazioni. Rigettano tutto quello che del mazzinianismo hanno ingerito (non digerito) negli anni durante i quali di necessità hanno dovuto farne parte.
      Hanno a noia soprattutto quell'uniforme misticismo (come essi scrivono), quel velo di mistero, quella nebulosità che ravvolgono sempre Mazzini; quei suoi ragionari sono cosí complessi, quelle sue premesse cosí confuse, tutto il suo sistema è tale un intreccio di logica e di sentimento, che i cervelli semplici e sani non possono né comprenderlo, né seguirlo.
     
      I successi degli internazionalisti. Morte di Mazzini.
      L'esito di questa crisi è indicato molto eloquentemente dai fatti. Nel luglio del 1871 Mazzini, con un certo ottimismo, constata che l'unica città italiana dove l'Internazionale abbia messo piede, è Napoli(445). Ma le cose mutano rapidamente.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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