Il programma mazziniano (che ritengo superfluo riassumere qui sia pure per sommi capi) era l'unico programma concreto di rivendicazione che si offrisse alla classe lavoratrice. Attorno a Mazzini si stringevano perciò, con e anche senza riguardo all'aspetto politico e religioso della sua propaganda, tutti i democratici degni di questo nome, che non avessero con lui particolari troppo vive ragioni di dissenso. Mazzini, per quanto prevalentemente assorbito dalle cure del partito, poteva fondatamente sperare di riuscire in un giorno non lontano a organizzare sotto la sua insegna l'intera classe lavoratrice italiana, contadiname escluso.
Capita in Italia il primo socialista di marca: il Bakunin, introdotto e presentato da Mazzini il quale ignora le sue nuove tendenze anarchico-socialiste. Bakunin d'altronde si è fino allora curiosamente ingannato, come molti altri conoscitori per sentito dire di Mazzini, sui fini e sui metodi del partito repubblicano in Italia; lo ritiene un partito di opposizione intransigente che si sforzi di introdurre in tutte le manifestazioni della vita pubblica quel medesimo spirito di libertà su cui ha fatto leva per cacciar d'Italia le dinastie straniere. Non ci fu dunque né dabbenaggine da parte di Mazzini nell'unger le ruote a Bakunin, né tradimento nero da parte di quest'ultimo nell'immediato rivoltarsi contro Mazzini, che fece non appena orientatosi un poco nell'ambiente italiano: non senza amarezza, come provano le sue lettere di quegli anni. Ma è tuttavia notevole il fatto (esaurientemente dimostrabile) che la prima propaganda socialista in Italia fu facilitata da repubblicani e si compié massimamente in ambiente repubblicano.
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