Ai giovani che hanno bisogno di guardar lontano, parve che il mazzinianismo avesse terminata la sua trentennale funzione di propulsore della vita italiana e che si riducesse ormai, in sede politica, a un ripicco da vecchio intransigente, ripicco al cui soddisfacimento non meritava davvero si dedicassero fresche energie, ansiose di provarsi (tanto piú dopo che si era dimostrato parto di mente settaria il ripetutissimo ammonimento non potersi giungere né a Venezia né a Roma con l'Italia monarchica e dopo l'infelice esito delle ultime spedizioni militari repubblicane); e in sede sociale si riducesse a un metodo di lenta e severa educazione di alcune élites operaie, ossia a un loro progressivo imborghesirsi - metodo comunque incapace d'affrontare in pieno e risolvere la questione appassionante del conflitto di classe, appena disegnato in Italia, già in atto da tempo in altri paesi d'Europa.
Fra il 1860 e il 1870, certo, Mazzini non si preoccupò abbastanza del necessario reclutamento di forze giovani, ossia non pensò alle esigenze comprensibili dei giovani; non li appassionò alla repubblica, presentando loro un suggestivo e compiuto programma di rinnovamento politico e sociale, non seppe appassionarli al lavoro di organizzazione degli operai, ravvivando quei congressi, quei giornali, quegli istituti che andava convocando e creando. Gli mancarono i collaboratori, è vero, ma egli stesso perse il senso per l'innanzi cosí vivo in lui, dell'ambiente, perse in sensibilità; si ostinò sulla questione religiosa, senza avvertire che su quella strada, in quegli anni, nessuno lo avrebbe seguito e non capí quel che di buono e di sfruttabile anche a fini idealistici era in quell'ondata di materialismo che lo rendeva furioso e a volte ingiusto e che pur rispondeva a sentite necessità della vita italiana e precisamente a quella fase della sua evoluzione nella quale gli italiani dovevano guardarsi intorno, studiarsi, conoscersi, acquistar la positiva nozione del proprio stato, delle proprie possibilità economiche, provvedere con sollecitudine agli immensi bisogni di una moltitudine priva di tutto.
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