Cosa c'era di vero nella formola da essi usata della «delusione» provata dalle «masse» pei risultati dell'unità? Altrettanti interrogativi ai quali bisognava rispondere meditatamente e non già ad orecchio, ricalcando schemi consunti.
Ho l'immodestia di ritenere che questi dieci anni d'infedeltà al tema primamente propostomi non siano da considerarsi, in questo senso, interamente perduti; d'altra parte l'approfondimento notevole che gli studi di storia del Risorgimento hanno registrato da ultimo ha senza dubbio giovato a maturare i problemi storici posti dalle vicende italiane dell'ultimo trentennio del secolo XIX. La prima storia del movimento operaio in Italia può inoltre solidamente basarsi, ormai, sulle ricerche d'archivio; possibili, a tutt'oggi, solo fino al 1867, ma in certi casi, forse, prolungabili fino ad anni piú prossimi a questi nostri. E non verrà voglia, ad esempio, di rettificare la narrazione, che fin qui si è fatta del primo diffondersi dell'Internazionale nell'Italia del sud, in base ai dossiers della questura napoletana che di recente son stati segnalati e ordinati? Non penserà qualcuno a estendere siffatte ricerche negli archivi di Firenze, di Milano, di Torino? Dei primi processi contro l'Internazionale non si conoscono, fin qui, che gli atti di accusa e le sentenze, oltre alle poco attendibili versioni degli interessati: non vorremo adesso compulsare addirittura le filze processuali?
C'è molto da lavorare, dunque, in questo campo; e in certo senso occorre affrettarsi se vogliamo valerci delle testimonianze dei pochi superstiti fra i veterani della vecchia organizzazione operaia, e in altro senso occorre procedere con molta cautela e andare a rilento prima di trar conclusioni.
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