Da lavorare per chi, come me si proponga di dare un seguito, ormai, a un'opera bene o male già avviata, e per chi intenda incominciare daccapo e con diversi criteri; abbandonando tutti la rotta indicata da precedenti «storici» per segnarci una via nuova attraverso ricerche di prima mano. Cominciano ad essere possibili, ad esempio, certe biografie critiche di un Cafiero, di un Costa, e - perché no? - di un Malatesta o di un Cipriani; e si potrebbe studiare la prima Internazionale sui suoi innumerevoli giornaletti di propaganda, se non addirittura tentare la storia della stampa sovversiva in Italia dal '70 in poi; anche si potrebbero studiare i rapporti di filiazione e d'incrocio fra i vari partiti e gruppi: come si passi, che so io, dalla «Plebe» alla «Critica sociale», da Bignami e Gnocchi Viani a Turati e alla Kuliscioff; e quale sia stato, in concreto, l'apporto del mazzinianismo con la sua tradizione e la sua pratica cooperativistica al sindacalismo socialista. O anche la storia del movimento operaio, nelle sue varie fasi, in una singola città, o regione: Milano socialista, ad esempio, dai tempi del «Gazzettino rosa» fino al tramonto del partito operaio. Bellissimo tema, in particolare, sarebbe la storia di un piccolo centro provinciale che abbia sentito, per tempo, l'influenza o il contraccolpo della propaganda socialistica: un tema che potrebbe venire affrontato dagli studiosi di provincia (i quali lamentano, nel loro isolamento, di non poter lavorare) col semplice ausilio, il piú delle volte, della biblioteca e dell'archivio comunale.
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