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      Nulla di piú suggestivo e di piú illuminante, per uno studioso dell'età recentissima; nulla di piú comprensibile, s'aggiunga, delle ingenue contraddizioni nella vita e nel pensiero di questo operaio socialista di ceppo repubblicano, il quale, mentre sogna la rivoluzione sociale (e, quando è possibile, la tenta), non per questo si sente meno nel solco della tradizione del Risorgimento; di questo anticlericale nato, il quale pur manda i suoi figli in collegio dai salesiani; di questo estremista intransigente il quale accetta cariche pubbliche; di questo tardo legalitario che, quando le elezioni volgano sfavorevoli al suo partito, non troppo s'adonta che i suoi seguaci fracassino le urne.
      Il torto dell'autore (oltre a quello di annegare in troppo colorismo strapaesano, troppe diversioni introspettive un soggetto di tanta umana schiettezza), il torto dell'autore, anzi, è proprio quello di non avere inteso come siano appunto cotali contraddizioni e, con esse, taluni atteggiamenti non ortodossi del suo personaggio, quelli che valgono ad accentuarne ai nostri occhi il singolare interesse, facendone un tipo piú nettamente rappresentativo di un'età e di un costume. Giacché il problema non è davvero quello di rappresentare Mussolini padre come precursore di tempi allora impreveduti e di correnti ideologiche allora inconcepibili; ma piuttosto quello di conferire tanta verità alla sua figura, tanta necessità, direi, alle sue azioni, da farne un interprete fedele e immediato e quasi un simbolo di certe esigenze, di certe aspirazioni, di certi motivi ideali del suo ceto, nell'Italia d'allora.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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