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      Il De Begnac ricorre forse un po' troppo a queste amplificazioni, a queste omissioni: direi, in genere, che ha troppo il gusto della «interpretazione». Perché sorvolare, ad esempio, sulla circostanza, pur nota, che la forlivese «Rivendicazione», cui Mussolini di quando in quando mandò qualche sua cronachetta predappiese (rapporti succinti, quali poteva scriverli, negl'intervalli del suo lavoro, un autentico operaio, non mai articoli veri e propri), era un giornale anarchico rivoluzionario, tra i cui assidui collaboratori figurava un Malatesta?(457). Perché, ancora, non affrontare con storica obiettività il problema dell'atteggiamento assunto dai socialisti nostrani di fronte al primo tentativo coloniale dell'Italia d'allora? Pareva a costoro che i partiti di masse avrebbero in qualche modo tradito le loro idealità se, in un paese afflitto da grande miseria, com'era allora il nostro, e quindi dalla impossibilità di risolvere sollecitamente i suoi piú gravi e piú urgenti problemi interni, avessero aderito a una costosa politica espansionista. Il che non implica affatto che i socialisti non amassero il loro paese: lo amavano bensí, ma in quanto si mantenesse fedele a quella bandiera di libertà cui pur doveva il suo costituirsi a nazione; bandiera di libertà alla cui ombra i socialisti italiani avevano, dal piú al meno, militato tutti, nei loro giovani anni, e sarebbero stati pronti ad impugnare ancora le armi, se dall'esterno si fosse comunque minacciato l'integrità nazionale. Garibaldi non era (o almeno non si reputava) dei loro?


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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