In linea di fatto l'unico dato positivo riguardante il Montanelli è costituito, ci sembra, dalle sue dichiarazioni a discarico dell'Imperatore.
(336) Lettera cit, del La Farina al Franchi, 24 settembre 1859.
(337) Diario cit., pp. 460-61.
(338) Lo schema di discorso in R. R.
(339) Cfr. del resto anche gli Schiarimenti elettorali del Montanelli stesso, cit.: dove, riferendosi appunto al periodo successivo a Villafranca, egli scriveva che gli era parso meglio, allora, «circoscrivere la rivoluzione ad acquisto di libertà unificatrice sotto guarentigia della Francia, che aspirare ad unica monarchia abbandonata alle sole sue forze. E mi pareva che le autonomie del centro e del mezzogiorno, governate da uomini di parte nazionale unite col Piemonte in sodalizio militare, politico, economico, rappresentate in un Parlamento comune, potessero tanto bene provvedere alle unificazioni necessarie all'indipendenza, per lo meno quanto l'unità emanuelliana».
(340) Redi, op. cit., pp. 69-71. Lo stesso Redi ci assicura che questo suo progetto venne dal Montanelli trasmesso all'imperatore a mezzo di uno dei suoi amici, fatto partire espressamente per Parigi. «Da questa missione, il 20 ottobre, venne fuori la lettera dell'imperatore al re Vittorio Emanuele». Degno di fede questo racconto? Chi sa. Certo che in quella lettera l'imperatore, se affacciava l'idea di una amministrazione separata per il Veneto, prospettava pur sempre la restaurazione granducale in Toscana e il riconoscimento di Modena alla duchessa di Parma!
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