«Non corriamo dietro alle fantasticherie. Egli è restituendo il manto delle foreste alle nostre Alpi ed ai nostri Appennini denudati, prosciugando le sterminate paludi... sviluppando le nostre risorse interne, migliorando i nostri porti, la nostra navigazione, la nostra attività, agraria, industriale e commerciale...; rinforzandoci e consolidandoci in casa nostra, che avremo fatta la miglior politica estera del Mediterraneo».
(396) Il discorso Rattazzi, 18 dicembre 1867, è volto a dimostrare che il governo fece quanto poté per impedire l'arruolamento dei volontari, ma che questi andavano spontaneamente, alla spicciolata alla frontiera, senza armi, ecc. Insomma, il discorso vuol dimostrare che il governo è incapace di dominare un movimento cosí vasto e spontaneo e da tutti appoggiato.
Settembre 1867, Rattazzi fa dire da Nigra a Napoleone che la popolazione di Roma ha una attività rivoluzionaria e che l'Italia si troverà forse nella necessità d'intervenire per salvare l'ordine, il Vaticano, ecc. Risposta di Napoleone 4 ottobre (attraverso Nigra): non crede allo spirito rivoluzionario in Roma e si riserva ogni decisione.
Rattazzi è stato mal servito anche dai suoi apologisti. Rattazzi et son temps, II, p. 184, dice che a un certo punto Rattazzi lasciò fare Garibaldi nel '67, forse perché aspettava «de la leçon que Garibaldi allait recevoir de la main des Français la vengeance de tous les maux que l'héroïque aventurier lui avait causés».
(397) Rattazzi, 18 dicembre 1867, parla dei volontari che alla frontiera pontificia riescivano a sottrarsi alla vigilanza delle truppe italiane anche perché favoriti dalle popolazioni.
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